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Il problema della conoscenza nella Critica della ragion pura

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  Il problema della conoscenza nella Critica della ragion pura Pagine 452-457 La riflessione gnoseologica di Kant. Esso tratta l’argomento nella Critica della ragion pura, in cui sottopone a indagine rigorosa le facoltà conoscitive dell’uomo, arrivando a definirne il funzionamento e il campo legittimo di applicazione. L’esito della sua ricerca, rappresenta una vera e propria rivoluzione teoretica, ponendosi come punto di riferimento imprescindibile per la filosofia successiva.   L’esame critico della ragione Secondo Kant, la filosofia non dispone di un criterio per distinguere inequivocabilmente il vero dal falso, l’apparenza dalla realtà, diversamente dalla scienza che possiede un metodo rigoroso e affidabile. La domanda da cui muove l’indagine kantiana è dunque se sia possibile, e in che modo conferire alla metafisica il carattere della certezza e oggettività proprio della scienza. A tal fine Kant sente il bisogno di spingere più a fondo la sua analisi, sottoponendo a esame c

Kant e i nuovi compiti del pensiero

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Kant e i nuovi compiti del pensiero → pagine 444-451   Immanuel (“Dio con noi”) Kant: 1724 Prussia orientale-1804).   La funzione rivoluzionaria del pensiero di Kant Kant segna una vera e propria svolta nel panorama filosofico moderno. Alla sua opera si attribuisce una funzione rivoluzionaria, in quanto esso capovolge i rapporti tra soggetto e oggetto (da qui l'analogia con la teoria copernicana) nell'ambito del processo conoscitivo, assegnando un ruolo fondamentale al primo nell'elaborazione dell’esperienza. La serietà e il rigore della sua analisi si possono cogliere dall'idea secondo cui la filosofia, è un'attività di ricerca che non dà nulla per scontato e che sottopone tutto al vaglio critico della ragione.   Una figura particolare A dispetto di una vita apparentemente monotona e priva di avvenimenti eclatanti, Kant è ancora oggi una personalità che affascina e incuriosisce. Diversamente dalla maggior parte dei filosofi moderni, non viaggiò e no

Il pensiero dei philosophes: Montesquieu

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  Montesquieu (Bordeaux 1689-1755) -> pagine 402-406 Lo spirito delle leggi A Charles-Louis de Secondat, barone di Montesquieu, si deve l'importante riflessione sulla libertà civile e politica e sulle forme di governo che meglio tutelano i cittadini. Lui tratta lo <<spirito delle leggi>>, ovvero la relazione che intercorre tra le leggi di uno stato e le condizioni morali, storiche civili, fisiche e ambientali del popolo a cui sono rivolte. Il suo intento è quello di ricercare le cause generali che presiedono allo sviluppo delle istituzioni socio-politiche, cioè individuare la “natura” e il “principio” che sono sottesi ai diversi sistemi normativi e alle varie forme di governo. Parlando di “natura” delle istituzioni politiche, l'autore si riferisce alla struttura del governo e alla sua articolazione interna, ossia a chi detiene il potere e a quale tipo di relazione si stabilisce tra chi comanda e chi obbedisce. Per “principio” di un governo invece, Montesquieu a

Il pensiero dei philosophes: Condorcet

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  Condorcet e la concezione del progresso indefinito (Francia 1743-1794)  -> pagine 400-402 Jean-Antoine-Nicolas Caritat, marchese di Condorcet, formula per la prima volta il concetto di progresso. Secondo lui lo spirito umano tende a un continuo e indefinito perfezionamento e le condizioni della società sono destinate a migliorare dal punto di vista sia materiale sia morale. Per quanto indefinito, il progresso è tuttavia condizionato dalla condotta degli uomini e dunque non è inevitabile. Secondo Condorcet, il cammino dell'umanità non solo è in grado di superare gli inevitabili periodi di decadenza e di crisi della storia, ma è anche da considerarsi senza fine. Lo spirito umano infatti è capace di sempre maggiore perfettibilità, in quanto mai nessuno potrà fissarne i limiti. Il progresso spirituale condurrà quindi l'uomo alla massima felicità possibile. Questo tono ottimistico, è certamente determinato dalla riflessione sugli esiti positivi della rivoluzione americana e d

Il pensiero dei philosophes: Voltaire

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  Voltaire (Parigi 1694-1778) -> pagine 394-400 Lo spirito critico e la concezione religiosa Voltaire combatté in prima persona per la libertà di pensiero, la tolleranza, la pace, l'abolizione dell'ingiustizia e per la felicità umana. In nome di questi ideali subì anche conseguenze negative, per esempio un anno di prigione. Le sue opere inoltre, furono considerate frivole e immorali, addirittura da bruciare per evitare che si diffondessero. Questo principalmente perché Voltaire assunse come suo principale bersaglio polemico la Chiesa cattolica, di cui voleva smascherare pregiudizi e superstizioni. Egli credeva in Dio, ma secondo lui la religione non doveva suscitare paure e sensi di colpa e nemmeno erigere steccati tra gli uomini, ma insegnare l'amore e la pace (tutto il contrario di ciò che faceva la Chiesa in quegli anni).  Partendo da queste considerazioni, Voltaire elabora una posizione coerente con i principi del deismo, secondo cui esiste una religione naturale

Hume e gli esiti scettici dell'empirismo

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  Hume e gli esiti scettici dell'empirismo → pagine 338-348 Davide Hume (Edimburgo 1711-1776) afferma che la conoscenza umana, fondata su abitudini e credenze soggettive, non può raggiungere il grado della probabilità. La rifondazione della “scienza” dell’uomo Hume pubblicò I l trattato sulla natura umana il cui scopo principale è quello di disegnare una <<nuova scena del pensiero>>, tesa a cambiare radicalmente l'approccio tradizionale ai problemi filosofici. Si tratta di un insuccesso editoriale; lui acquisterà grande fama per la monumentale S toria dell'Inghilterra , in più volumi. L'esigenza di sottoporre il pensiero a un esame critico, nasce dalla consapevolezza della fragilità e incoerenza dei sistemi filosofici più accreditati. Bisogna appuntare la riflessione, direttamente sulla natura umana per delineare per la prima volta una scienza dell'uomo di carattere sperimentale (non metafisico), proprio come Newton aveva fatto con la

Locke e l’indagine critica delle facoltà conoscitive

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  Locke e l’indagine critica delle facoltà  conoscitive → pagine 298-307 John Locke (Wrington 1632-1704 a Oates, nell’Essex). Secondo lui ogni nostra conoscenza deriva dall’esperienza. Ragione ed esperienza John Locke è il padre dell'empirismo moderno. La sua opera più impegnativa è “Il saggio sull'intelletto umano”; esso si propone un'indagine critica delle facoltà conoscitive, con l'obiettivo di stabilirne le possibilità e soprattutto i limiti. Nell'ottica di questo progetto, la ragione non viene più ritenuta assoluta e infallibile, ma viene ricondotta entro i confini dell'esperienza: l'unico ambito in cui può essere applicata con successo. L'analisi delle facoltà conoscitive inoltre, consente di maturare prospettive realistiche rispetto alle competenze che l'uomo potrà conseguire, acquistando così la consapevolezza che, se anche non può raggiungere la verità assoluta, è in grado di ottenere un livello di conoscenza sufficiente a gu