Il pensiero dei philosophes: Montesquieu

 Montesquieu (Bordeaux 1689-1755) -> pagine 402-406

Lo spirito delle leggi

A Charles-Louis de Secondat, barone di Montesquieu, si deve l'importante riflessione sulla libertà civile e politica e sulle forme di governo che meglio tutelano i cittadini. Lui tratta lo <<spirito delle leggi>>, ovvero la relazione che intercorre tra le leggi di uno stato e le condizioni morali, storiche civili, fisiche e ambientali del popolo a cui sono rivolte. Il suo intento è quello di ricercare le cause generali che presiedono allo sviluppo delle istituzioni socio-politiche, cioè individuare la “natura” e il “principio” che sono sottesi ai diversi sistemi normativi e alle varie forme di governo. Parlando di “natura” delle istituzioni politiche, l'autore si riferisce alla struttura del governo e alla sua articolazione interna, ossia a chi detiene il potere e a quale tipo di relazione si stabilisce tra chi comanda e chi obbedisce. Per “principio” di un governo invece, Montesquieu allude alle virtù morali e alle passioni che ne rappresentano il presupposto e le condizioni di sopravvivenza.


Le tre forme di governo

Rispetto alla “natura”, un governo può essere di tre tipi: repubblicano, monarchico o dispotico. Nel primo, il potere è detenuto da più persone; nel secondo il potere è esercitato da una persona sola, vincolata dalle leggi; nel terzo il potere è detenuto da uno solo, ma in modo arbitrario e tirannico. Convinto sostenitore del sistema inglese, Montesquieu propende per la monarchia di tipo costituzionale, ossia un governo monarchico moderato dalla presenza della costituzione, a cui tutti devono obbedienza. Tuttavia esso riconosce che non si può stabilire in astratto quale sia la migliore forma di governo per un determinato paese, ma va fatta un'analisi attenta e rigorosa di tutte le caratteristiche di un territorio, per capire con sufficiente attendibilità quale sia il governo che meglio si adatta. Di ognuna delle forme di governo, Montesquieu ricerca il “principio animatore”, osservando che la virtù è il principio della repubblica, l'onore e il principio della monarchia e la paura è il principio del dispotismo. Per Montesquieu tali principi rappresentano il “dover essere” di una forma di governo, cioè la condizione, l'esigenza ideale che ne garantisce la sopravvivenza. Per quanto riguarda il dispotismo è evidente come la paura debba essere il sentimento dominante: i governi tirannici infatti, si basano sull'intimidazione dei sudditi. Anche per quanto riguarda la monarchia il principio dell’onore risulta comprensibile: tale governo infatti si basa sul prestigio di chi detiene il potere (il re). Per quanto riguarda la Repubblica democratica invece, il potere è affidato al popolo, che fa le leggi; se le persone non sono dotate di virtù ossia di moderazione e di onestà, le norme non possono che essere ingiuste o inadeguate; ma anche nel caso risultassero “buone”, i cittadini non le osserverebbero per mancanza di senso civico e lo stato sarebbe comunque destinato alla rovina.


La separazione dei poteri

Successivamente, Montesquieu delinea la condizione minima essenziale per il mantenimento della libertà di qualunque forma statale, con esclusione del governo dispotico che è per definizione illiberale. Il filosofo ritiene che tale condizione vada rintracciata nella “separazione dei poteri” , ovvero le tre funzioni fondamentali dello Stato -legislativo esecutivo e giudiziario- devono essere affidate a ordini diversi, al fine di salvaguardare la libertà e il corretto funzionamento delle istituzioni. Lui spiega (Spirito delle leggi) che: il potere legislativo consiste nel fare le leggi, modificarle o abrogarle; il potere esecutivo consiste nel farle rispettare; e il potere giudiziario infine, è deputato a punire chi contravviene alle leggi oppure a giudicare e dirimere le dispute tra i privati cittadini.


Il bilanciamento delle istituzioni

Montesquieu, sostiene che il potere esecutivo si presta a essere esercitato meglio dal monarca, perché questa funzione di governo ha bisogno di un'azione quasi sempre immediata; mentre per quanto riguarda il potere legislativo, è preferibile che venga attribuito alla maggioranza dei cittadini, poiché il suo esercizio richiede particolare ponderazione e saggezza. Esso dunque deve essere conferito ai rappresentanti delle diverse componenti della società. Per ciò che concerne infine il potere giudiziario, il filosofo ritiene che debba essere affidato a giudici scelti tra i rappresentanti del popolo. Per la sua analisi, Montesquieu prende a modello la costituzione inglese, da lui considerata un esempio virtuoso, in quanto non democratica né dispotica, bensì moderata. Il segreto di una costituzione politica virtuosa, consiste appunto, secondo Montesquieu, nel bilanciamento delle istituzioni. La dottrina del filosofo francese sulla separazione dei poteri e il suo metodo di indagine sulle forme di governo, rappresentano un esito fondamentale del pensiero liberale moderno.


Commenti

Post popolari in questo blog

Il rinnovato interesse per la natura: Telesio e Campanella

Locke e l’indagine critica delle facoltà conoscitive

La metafisica delle monadi