La metafisica delle monadi

 

La metafisica delle monadi

pagine 260-267


Il migliore dei mondi possibili

La tesi centrale del sistema Leibniziano, consiste nell'idea secondo cui il nostro è il migliore di tutti i mondi possibili. Infatti prima della creazione, nell'intelletto divino, vi erano tutti i mondi logicamente possibili; tra essi Dio ha deciso di far venire all'esistenza il migliore. Tuttavia questo non è assolutamente perfetto, perché altrimenti sarebbe stato identico a lui stesso; ha scelto, però, il meglio secondo ragione.

Leibniz ritiene che proprio nella causa finale, debba essere ricercato il principio di tutte le esistenze e delle leggi della natura, perché Dio quando agisce, si propone sempre un fine, che è il bene. Inoltre Dio, non fa nulla a caso, tutto ciò che esiste nel mondo, ha una causa finale come sua origine, ciò esiste perché Dio l'ha voluto in vista di un bene.


La concezione dinamica e finalistica della realtà

Leibniz dimostra l'incapacità del meccanicismo di chiarire l'essenza della materia, a partire dalla critica alla legge cartesiana della conservazione, nell'universo, della medesima quantità di movimento: ciò che si conserva nel creato, secondo il filosofo, è piuttosto la quantità complessiva della forza viva o energia cinetica. Quest'ultima è intesa quale principio originario di carattere metafisico, e rappresenta <<quell’alcunché di superiore>> che si pone a fondamento tanto dell'estensione quanto del movimento.


Le sostanze individuali o “monadi”

Leibniz recupera l'antico concetto di sostanza, intendendo quest'ultima come un centro originario di attività. Tale sostanza è molteplice: nel mondo ci sono infinite sostanze individuali, ciascuna diversa dalle altre. Il filosofo arriva a questa convinzione, sulla base di un principio che definisce della <<identità degli indiscernibili>>, ovvero quel principio metafisico che esclude che in natura ci siano due cose assolutamente identiche.

Per indicare queste sostanze individuali, Leibniz introduce il concetto di monade (“ciò che è uno, unico”. Le monadi sono gli elementi costitutivi ultimi e indivisibili del reale. Sono innanzitutto centri di forza semplici, ovvero indivisibili e quindi senza parti; immateriali e privi di estensione. Queste essendo create da Dio, possono essere annientate solo da Lui. Ogni monade è un'entità in sé completa e autosufficiente. Leibniz afferma appunto che le monadi <<non hanno finestre>>, ovvero non hanno la possibilità di essere alterate o modificate nella loro interiorità da qualche altra creatura; e sono autosufficienti, perché lo sviluppo, avviene come la realizzazione di una potenzialità originaria.


L’attività rappresentativa delle monadi

Leibniz pensa che ogni monade, benché chiusa in sé stessa, sia dotata di attività rappresentativa, in virtù della quale senza aprirsi, coglie in sé le altre monadi. Ogni monade è dunque un centro attivo di rappresentazione del mondo che, seppur da un punto di vista parziale, ha in sé la rappresentazione del tutto; è un microcosmo. Il mondo non è dunque una realtà unica e sostanziale, ma il frutto delle infinite e inesauribili prospettive che di esso ogni singola monade può percepire.


I gradi della percezione e la materia

La rappresentazione cosciente, è prerogativa unicamente di un tipo particolare di monadi, cioè gli spiriti o intelligenze, dotate di anima. Se tutte le monadi possiedono la capacita di percepire, cioè di avere una rappresentazione delle cose, solo quelle “superiori”, sono anche in grado di appercepire, cioè di diventare coscienti di tale attività. Il filosofo definisce la percezione come lo stato interiore della monade, che si rappresenta le cose esterne. L’appercezione, è invece la coscienza o conoscenza riflessa di quello stato interno. Anche nelle monadi intelligenti, la quantità di percezioni inconsapevoli rimane infinitamente più ampia della quantità di percezioni consapevoli. Leibniz parla a questo proposito, di piccole percezioni, ovvero rappresentazioni confuse e generiche, di cui è intessuta la vita quotidiana. A questa zona oscura della monade, Leibniz riconduce la “materia prima”, intesa come quella parte che nella monade si oppone alla sua attività. Quest'ultima è infatti pura e perfetta soltanto a Dio. Il filosofo chiama invece “materia seconda”, ogni ente inteso come aggregato di monadi, insieme di infiniti atomi spirituali.


La gerarchia delle monadi

Sulla base del diverso grado di chiarezza e distinzione delle loro rappresentazioni, Leibniz distingue le varie monadi in tre tipi principali: 1) quelle del tutto prive di coscienza; 2) gli animali dotati di anima, ma in cui la coscienza del percepire si accompagna solo alla memoria; 3) gli spiriti superiori che possiedono la consapevolezza della propria identità, cioè la conoscenza di sé come esseri dotati di razionalità e di volontà; tali sono gli uomini. In conclusione, solo Dio, monade suprema, è perfetta chiarezza e attività; egli rappresenta l'universo in modo completo e con il massimo grado di intelligibilità.


L’armonia prestabilita

Nella visione di Leibniz, tutto risulta pervaso dalla vita e dallo spirito. In ogni monade infatti, esiste una qualche attività rappresentativa che diventa sempre più elevata e consapevole, man mano che si procede nella gerarchia delle sostanze. Quello descritto da Leibniz, è un universo policentrico, dotato di un'infinita varietà di punti di vista o angoli prospettici, dai quali le monadi si rappresentano in modi diversi il mondo e Dio.

Il filosofo afferma con forza che nell'universo tutto è al proprio posto in modo sapientemente armonico, e lo fa precisando la relazione reciproca tra le monadi e quella tra le monadi e Dio, precisando l'esistenza di un'armonia prestabilita, voluta da Dio fin dall’atto della creazione del mondo. In altre parole Dio ha creato le monadi conferendo loro una caratteristica specifica, consistente nel fatto che gli eventi che si verificano nel percorso di una monade, corrispondono a eventi analoghi in un'altra, in un accordo determinato una volta per sempre e in eterno.

Dio è come un valente orologiaio che, costruiti i suoi infiniti orologi in modo tale che siano tra loro in sintonia ed armonia, non ha più bisogno di accordarli, regolarli o ripararli. Dio ha meravigliosamente armonizzato le monadi. Analogamente si può spiegare la relazione che intercorre tra l'anima e il corpo: sebbene l'anima e il corpo seguano leggi proprie e pertanto non possano interferire l'una sull'altro o influenzarsi reciprocamente, agiscono in armonia in virtù dell'accordo stabilito da Dio. Infine la dottrina dell'armonia prestabilita, costituisce la prova più convincente, secondo l'autore, dell'esistenza di Dio. Quest'ultimo infatti, è come un grande matematico che calcola tutto ciò che verrà all'esistenza, sviluppa le leggi interne per ciascuna monade, e accorda l'insieme delle monadi che costituiscono l'universo.



















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