Leibniz e l’universo come organismo vivente

 

Leibniz e l’universo come organismo vivente: 

pagine 256-259


Gottfried Willheim von Leibniz (Lipsia 1646-Hannover in solitudine, 1716). Gli ideali di armonia e di concordia, costituiscono il filo rosso del complesso sistema di Leibniz, volto a dimostrare che tra la scienza e la metafisica non c'è contraddizione, bensì profonda unità; e che il nostro è il migliore dei mondi possibili.


L’insoddisfazione per il meccanicismo

Leibniz si prodigò per la pace tra i popoli e le religioni, facendo proprio l'ideale dell'armonia universale che costituisce la cifra di tutto il suo sistema filosofico. Egli ebbe un rapporto complesso con la sua epoca, fatto di insoddisfazione per il meccanicismo (allora dominante nella filosofia delle scienze) e di intensa partecipazione nella vita sociale, politica e culturale. Fin da giovane la sua curiosità intellettuale si indirizzò verso la filosofia, intesa come la difesa della fede in Dio contro la tendenza atea, radicata nella scienza e nella filosofia moderna, dominata dalla pretesa di spiegare la natura facendo a meno di Dio. Secondo Leibniz, la filosofia deve servire a rafforzare la fede ed è proprio con l'obiettivo di difendere quest'ultima che esso si applica allo studio della natura e in particolare all’analisi della struttura dei corpi.


Il rinnovato interesse per le cause finali

Il progetto Leibniziano, consiste nel reinterpretare i risultati della scienza moderna in una prospettiva che mostri i fini dell'universo. Leibniz concepisce un disegno che, da una parte critica e demistifica l'assolutismo del metodo della scienza, e dall'altra riporta in primo piano il problema metafisico delle cause finali. Egli inoltre interpreta l'universo fisico, muovendo dal modello umano, leggendolo ex analogia hominis (“in analogia con l’uomo”).


Il desiderio di conciliazione e di armonia

La sua modalità di comunicazione filosofica, interviene a chiarire i temi fondamentali del dibattito culturale del tempo (come ad esempio il rapporto tra scienza e religione), e lo fa adoperando la lingua francese (allora lingua predominante). Egli dedicò tutta la vita di scrittore e di assiduo frequentatore della politica del tempo, al progetto di conciliazione religiosa, premessa di quell'unità politica sotto un nuovo impero europeo che tanto vagheggiava. Sotto il disegno dell'universalismo e della conciliazione, d'altra parte si pone il tentativo di creare una lingua universale. Grazie ad essa Leibniz sperava di superare le incomprensioni tra i dotti dovute all'ambiguità del linguaggio naturale. Nonostante lo spirito di conciliazione che ispira la sua attività e che lo porta in contatto con i più importanti pensatori del suo tempo, gli ultimi anni della vita del filosofo furono tristi e duri. Sofferente di gotta e costretto all'inattività a letto, morì in solitudine.









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